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And the oscar goes to…


Ho trovato un commento a caldo che feci su "La grande bellezza", all'indomani della vittoria dell'oscar e del passaggio in tv su canale 5. Ricordo che in quel periodo ero al liceo e mi sorpresi della ferocia con cui i miei compagni di classe e noi italiani in generale denigrammo un prodotto che finalmente abbandonava i soliti temi superficiali del nostro cinema...temi che, tutt'ora, sussistono. Sembra essere una perla in mezzo al letame questo film di Sorrentino.

"Malgrado tutto, alla fine ha vinto: quindi fottetevi!

Partiamo dal presupposto che l'arte e la poesia non si spiegano, ma si godono e si vivono. Quindi, detto questo, non ha alcun senso cercare una trametta in un film come la grande bellezza, non ha alcun senso voler a tutti i costi essere aggrappati ad un filo sottile che ti tiene legato ad i tuoi preconcetti. Sorrentino filma e firma un'opera veramente notevole, di forte impatto sensoriale, non accondiscendente e ricca di cliché come in alcuni suoi vecchi film, bensì con un proprio stile poetico che non passa inosservato e che non vuole farsi ammirare. È semplicemente il film di Sorrentino, non schiavizzato da un produttore o dal sistema italiano del cinema. Dunque, un'opera assai personale e e poetica. Certo, di palese ispirazione felliniana, ma comunque con un proprio stile e un certo modo di fare cinema ora poco in voga. Non si può criticare la sua ispirazione a Fellini, anzi, denota un certo tipo di personalità del regista che è sì, nostrano ed all'avanguardia, ma che prende dal passato, perché, almeno qui in Italia, è stato l'unico cinema veramente significativo e importante, sotto tutti i punti di vista. Chiarito questo, però, è da dire che la grande bellezza non raggiungerà mai i livelli di 8 e mezzo, ad esempio, né sarà un'opera che ti fa venir nostalgia di quel vecchio cinema, tuttavia un film che non può passare inosservato in un periodo così brutto della nostra storia. Una Roma così, non veniva fotografata da parecchio tempo, nella sua bellezza e anche nella sua mondanità. Ciò che più rimarrà impresso di questo film è proprio quella mescolanza di immagini suggestive e di contenuti così malinconici e al contempo critici, che rappresentano la nostra Italia, ma anche, un po', l'umanità. Sceneggiatura stupenda, quasi perfetta; Sorrentino, sembra strano dirlo, si è evoluto col tempo, è maturato tantissimo e, secondo me, è assolutamente errato dire che questo sia un lungometraggio inferiore o simile ai suoi altri, certo il suo stile rimane, ma c'è da dire che un'opera così spirituale e poetica non l'aveva mai fatta, non con questa voce così profonda, almeno. Musiche stupende, una colonna sonora davvero a tagliare il fiato, non ti strappa la lacrima voluta, ma ti colpisce diretto al cuore, in un periodo così oscurato dal nostro paese, perché non si sofferma solo su Roma, il nostro Paolo, ci mette in faccia un po' tutta l'Italia. Quindi, l'impatto sensoriale è potente, sotto tutti i punti di vista: l'immagine così meravigliosa e stupenda, favolosa e incantevole si mescola ad una musica che è veramente superlativa. Il tutto, ben filmato da Sorrentino che muove con saggezza e mestiere la cinepresa, senza sfociare nella leziosità e no, non è un esercizio di stile. Che altro dire, tecnicamente ottimo, la prova di Servillo, poi, è semplicemente fantastica! Fin quando sono fondate, le critiche ci stanno, fin quando sono fatte con sapienza e se un minimo ne si capisce. Ad ogni modo, questo film è qualcosa di discutibile, certo, ma comunque un prodotto di qualità altissima, specie se comparato a quelli che sono i film attuali in Italia. Non mi dilungo più di tanto, preferisco ora solo concentrarmi sul film in sé. Quell'onnipresente incomunicabilità che accompagna tutti i personaggi, ognuno con i suoi problemi, nessuno escluso, neanche la "santa" che riesce ad ispirare Jep Gambardella. Alla fin fine, è Jep Gambardella il protagonista dell'intera pellicola e la sua crisi creativa, ispirata a 8 e mezzo di Fellini, certamente. Criticabile la scelta di certi attori che sì, non sfigurano, ma comunque poco adatti: con una Ferilli, un Buccirosso e un Verdone in meno magari sarebbe stato un capolavoro, chissà. Perché non lo è, non nel senso tale del termine, ma confrontato a l'immondizia che c'è in giro, come non poter apprezzare un'opera del genere? Alcuni spocchiosetti continueranno a essere ciechi, io non sto qui a vantarmi, assolutamente no, ma quello che sta succedendo in questo paese in particolare e certe critiche che vengono rivolte al film, mi dispiace, proprio non mi vanno giù."

Vi dico, infine, che per me il film è anche invecchiato (per quanto in 3 anni un'opera possa invecchiare) piuttosto bene. Nel frattempo l'ho rivalutato e ho rivalutato anche la Ferilli, il cui corpo invecchiato, ma sempre bello, dà un tocco di eleganza in più alle scene.


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