"Football comes home". Siamo nell'estate del 1966 e sarà questo slogan ad accompagnare l'intera ottava edizione dei campionati mondiali di calcio (o Coppa Jules Rimet). Il motivo è semplice: la competizione si svolgerà per la prima volta nella storia in Inghilterra, patria del calcio moderno e sede della prima federazione calcistica nazionale che aggregò definitivamente il regolamento, ovvero la Football Association.
Ancora oggi, questo campionato mondiale è considerato uno dei più discussi, sia per ciò che accadde in campo (in particolar modo nelle fasi finali del torneo), sia per quello che successe ancor prima che la manifestazione iniziasse. Infatti c'è un curiosissimo aneddoto che accompagna i mesi precedenti al Mondiale: durante un'esposizione pubblica, la coppa Jules Rimet (detenuta dai campioni uscenti del Brasile) fu rubata da ignoti il 20 marzo 1966. Di conseguenza, la Federcalcio inglese ne fece riprodurre un'esatta copia nel caso che l'originale non venisse trovata in tempo. Ma questo merito, ottenuto dopo accurate ricerche, è dovuto ad un piccolo cane meticcio chiamato Pickles, che la ritrovò avvolta in dei giornali in un parco londinese. In questo modo ottenne l'invito ufficiale al banchetto di premiazione avvenuto al termine della finale, oltre ad un premio in denaro ed una fama enorme in tutto il paese.
Ma tornando al rettangolo verde, la partita che suscitò più discussioni fu proprio la finale. Era il 30 luglio 1966, ed a Wembley, davanti ad oltre 90 mila spettatori, Inghilterra e Germania si affrontarono in una gara oltremodo memorabile. Gli inglesi, ovviamente caricati a mille per la disputa della competizione nel loro paese, avevano riposto nel tecnico Alf Ramsey le speranze di vittoria. E sì, perché l'ex difensore aveva un'unica certezza fin dall'inizio del Mondiale: "vinceremo la Coppa del Mondo, non ho altro da dirvi. Ora lasciatemi lavorare in pace". E, in un modo o nell'altro, fu proprio così.
Ma per i Three Lions la partita iniziò in salita: dopo 12 minuti di gioco, infatti, la Germania dell'Ovest si portò subito in vantaggio con Haller. Un gol che, però, diede la giusta concentrazione ai padroni di casa, i quali portarono il punteggio sull'1-1 dopo appena 6 minuti, con una precisa incornata di Hurst, attaccante del West Ham. Poi, per oltre un'ora, si assistette ad un match bloccato. D'altronde in campo c'erano le due Nazionali più forti al mondo e che potevano vantare rose di altissimo calibro.
L'equilibro, però, fu interrotto al 78' da Peters, bravo a sfruttare un errore della difesa teutonica: a poco più di 10 minuti dalla fine l'Inghilterra è in vantaggio per 2-1. Ormai tutti i presenti allo stadio assaporano il primo titolo mondiale, quando all'89' calò il gelo su Wembley. Weber, dopo una serie di rimpalli, riesce a capitalizzare l'insperato pareggio dei tedeschi, ormai giunti allo stremo delle proprie forze. Ma la gara non può terminare in parità e tutti si preparano ai supplementari.
E l'episodio chiave non tarderà ad arrivare. Al 101' è ancora una volta Hurst a riportare i suoi in vantaggio, dopo una conclusione potente impattata prima sulla traversa e poi in campo: ma la palla non aveva varcato la linea di porta. In campo succede il delirio, la terna arbitrale non riesce a prendere una decisione definitiva. Il direttore di gara Dienst raggiunge subito il guardalinee Bakhramov, poiché dalla sua posizione non era chiavo dove avesse effettivamente urtato il pallone dopo aver toccato il legno. Ma tra loro due non c'è una singola parola in comune.
Nessuno sa cosa si siano realmente detti. Con una certezza quasi assoluta non lo sapremo mai. Però, ad un certo punto, l'assistente annuisce col capo e tutti si riversano a centrocampo: l'Inghilterra torna in vantaggio. Un vantaggio capitalizzato nel risultato, nelle gambe e nella testa dei giocatori, perché i tedeschi sono ormai sfiancati e gli ultimi minuti non li giocheranno concretamente. Di fatti, prima del fischio finale, Hurst scatena il suo sinistro e batte ancora una volta il portiere avversario. La partita terminerà 4-2.
L'Inghilterra è campione del mondo per la prima volta nella sua storia. La profezia di Ramsey si è avverata e tutti sanno che questo successo è in gran parte suo. Anche se, nonostante il gol fantasma e diversi altri episodi, il suo gruppo di ragazzi era realmente forte e temibile, tanto che da allora nessun'altra nazionale inglese è riuscita nell'impresa di ripetersi. E fino ad allora verranno ricordati con grande orgoglio come "The Boys of '66".