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Food from the streets (Street Food)


In tutti i posti del mondo tradizione vuole che a una data ora o in un dato luogo a un certo punto della vita s'incontra una piccola baracca, mobile e stanziante che per pochi soldi, usualmente spicci, fornisce al viandante delle chicche, piccole porzioni di cibo (spesso altamente calorico) appartenente alla tradizione perlopiù popolare del posto in questione. Lo street food non ha una data di nascita, c'è sempre stato, ma coloro che ne hanno fatto un'arte non sapevano che si chiamasse, non avevano idea di star facendo la storia sui marciapiedi delle proprie città. Dal punto di vista nostrano, e meridionale, è possibile ricondurre gli albori del cibo da strada a Napoli alla fine dell' ottocento, quando le mogli rilegate in casa, impossibilitate quindi a lavorare, la domenica mattina attrezzavano bracieri fuori i propri "Vasci", e preparavano litri e litri del migliore Ragù Napoletano, il quale oltre ad essere servito in famiglia per il pranzo domenicale veniva venduto su fette di pane bianco ai passanti attirati dall'inconfondibile profumo, nell'aree già dalle 4 e 30 o 5 del mattino, in alcuni casi anche dalla mezzanotte del sabato sera.

Aldilà della visione nostrana e "terrona", lo street food può essere definito un tipologia di vivanda servita in strada, dall'elevata rapidità di preparazione e consumo. Dal panino cà Meuza (panino e milza di maiale) palermitano, al Lampredotto fiorentino, passando per "O per e o muss" in quel di Napoli.

Sarebbero centinaia le preparazioni in questione, che stuzzicano i palati di turisti e abitanti di tutte le città Italiane e tutti allo stesso modo rappresentano a tutti gli effetti una branca della ristorazione, che pian piano sta prendendosi il proprio posto sulla scena in cui campeggiano per il momento i ristoranti a 3 stelle della cucina molecolare e/o rivisitata.

Molti critici, schizzinosi, fanno notare le diverse possibilità di contaminazione batteriologica nel caso in cui la preparazione e la distribuzione avvengono in un luogo ad alto potenziale di rischio, a difesa degli streetfood-maker ci sono tutte le certificazioni che la legge impone di possedere a coloro che effettuano questo tipo di attività e ovviamente l'onestà dei venditori che hanno nel loro interesse la bontà e la salubrità dei prodotti che vendono e automaticamente quella dei clienti. Ci vuole buona fede da una parte e dall'altra, tocca iniziare e il modo migliore per iniziare qualcosa è con una mangiata, ma non apparecchiate la tavola, scendete in strada, esplorate, assaggiate e fate vostro il cibo dal basso, dalla strada.


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