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Amarcord - Ronaldo e l'arcano di Francia '98

Luglio, si sa, è un mese caldo. L'aria è rovente ed anche all'ombra non si riesce a sfuggire all'opprimente afa che arieggia in ogni dove. Ma nell'estate del 1998 l'Europa è attraversata da un'anomala condizione climatica, con le temperature che stanziano ben oltre la norma a causa dell'anticiclone subtropicale africano, originando situazioni al limite per le persone di ogni età.

Ed è in questo scenario, già di per sé atroce, che si svolge la finale del Mondiale francese del 1998. È il 12 luglio e nello Stade de France di Saint-Denis si affrontano Francia e Brasile per decretare quale sia la Nazionale più forte al mondo. Insomma, l'ultimo atto della competizione si prospetta avvincente, proprio perché ad affrontarsi ci sono le squadre date per favorite fin dall'inizio, entrambe guidate da due giocatori chiave: da un lato Zinedine Zidane, reduce da una stagione sensazionale con la Juventus; dall'altro, invece, c'è Ronaldo, attaccante dell'Inter, premiato qualche mese prima col Pallone d'Oro.

Sul campo, però, non c'è partita. I transalpini riescono a sovrastare gli avversari fin dall'inizio e poco prima della mezz'ora si portano in vantaggio proprio con Zizou che, qualche minuto più tardi, si ripeterà con un gol simile al primo, portando le squadre negli spogliatoi sullo 0-2. Nella seconda frazione di gara i brasiliani provano a ribaltare la situazione, ma nonostante la superiorità numerica (Desailly espulso al 70°) subiscono anche il terzo gol per mano di Petit, permettendo alla Francia di vincere il suo primo Mondiale.

Quindi Brasile annichilito in tutto è per tutto. Ma a fare clamore non sarà ciò, bensì un antefatto del pomeriggio che riguarda Ronaldo. Mancano sette ore al grande evento, e mentre l'attaccante si trova in camera d'albergo, accusa un forte malore. Trenta interminabili secondi che fanno pensare subito al peggio, fortunatamente scongiurato grazie all'intervento repentino dei compagni di squadra e dello staff medicio. Il Fenomeno, dunque, viene trasportato d'urgenza in ospedale per i dovuti accertamenti, che risulteranno incredibilmente negativi.

Allo Stade de France, intanto, iniziano a rincorrersi le voci del malore accusato dall'attaccante. Un velo di mistero avvolge tutti i presenti e le possibilità che Ronaldo non giochi la finale diventano certezze. O meglio, soltanto fino a qualche minuto prima del fischio d'inizio: il numero 9, infatti, di ritorno dalla clinica, conferma che sarà in campo come accertato anche dalla distinta ufficiale della FIFA. In campo, però, si manifestano tutte le paure e preoccupazioni del giocatore che finirà la gara con una prestazione anonima.

Il giorno dopo la finale rivelerà: "Ho temuto di morire. Per trenta secondi sono stato malissimo, ho avuto le convulsioni. La lingua si è rovesciata, è arrivata fino in gola, mi mancava il respiro, avevo la bava alla bocca: così mi hanno raccontato i compagni". Quindi perché si scelse di farlo giocare? Ancora oggi non c'è una risposta sicura, ma da alcune dichiarazioni rilasciate successivamente si evince che fu proprio Ronaldo a chiedere al tecnico Zagallo di mandarlo in campo, pur non sapendo cosa sia effettivamente successo. Alcune fonti suggerirebbero addirittura che fu la Nike a volerlo in campo a tutti i costi, a causa della fortissima campagna promozionale che vedeva nel brasiliano il promoter principale, ma questa versione non ha mai trovato riscontri effettivi.

Quel che è certo è che Ronnie, in quell'occasione, ha rischiato davvero tanto. Il suo accidente è stato studiato da tanti esperti: secondo alcuni medici si è trattato di un problema cardiaco dovuta ad una compressione innaturale del glomo carotideo, che appunto regola i valori cardiaci. Altri invece attribuiscono la causa del malore alla forte pressione mediatica esercitata sul giocatore alla vigilia di una partita così importante.

In ogni caso il Fenomeno è riuscito a mettersi questo episodio alle spalle, come dimostrato dai risultati ottenuti sul campo negli anni a seguire. E quattro anni più tardi si prenderà anche la sua rivincita nella finale Mondiale contro la Germania: la doppietta firmata nel secondo tempo porterà il Brasile, per la quinta volta nella storia, sul tetto più alto del mondo. Nel segno di Ronaldo.


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