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Westworld - Dove tutto è concesso


*ATTENZIONE CONTIENE SPOILER*

Westworld è natura, ancor prima che intelligenza artificiale; è psicologia umana, più che avvento dei robot; è indagine sul nostro mondo, prima che vera e propria fantascienza.


Caratterizzata da 10 episodi dalla durata di circa un'ora, presenta apparentemente tutte le caratteristiche di una tipica serie americana. Personaggi dall'atmosfera malvagia, mondo surreale e, anzi, fantascientifico.

Scene che potremmo definire ambientate nel nostro mondo non ce ne sono. Infatti, seppure Westworld si presenti come un parco architettato da una lucida mente umana, nell'opera quasi interamente viviamo quest'ultimo dall'interno o, al massimo, dai suoi laboratori esterni. Tutto ciò contribuisce a creare un mondo in cui ci si addentra vorticosamente, livello dopo livello.

Un cast di grande qualità (ma non troppo sorprendente nelle interpretazioni) è, invece, l'aspetto tecnico che viene accolto con piacere di primo acchito. Le interpretazioni sono tutte abbastanza buone e, oltre ai maestri Ed Harris e Antony Hopkins, troviamo la protagonista Evan Rachel Wood, che interpreta elegantemente Dolores, una robot dalle sembianze umane purissime, dai capelli biondi e la carnagione chiara. Eppure, come suggerisce il suo stesso nome nella serie, è continuamente martoriata. Oltre al cast, gli elementi visivi e le musiche sono da pelle d'oca e l'ambientazione western del parco è particolarmente riuscita. Ma, l'elemento che più di tutti rende affascinante quest'opera, è certamente la sublime sceneggiatura: i dialoghi e gli eventi scritti dal personaggio di Hopkins (una sorta di meta-sceneggiatore) per le sue narrazioni nel parco sono perfetti; i pensieri sublimi degli androidi e degli umani che sempre di più prendono una via filosofica e psicologica sono il fiore all'occhiello di tutta la prima stagione.

Però, facciamo un po' di ordine e spieghiamo anzitutto la trama Westworld.

 

TRAMA

Westworld è un parco a tema western creato dal quantomeno oscuro Dott.Ford (Anthony Hopkins), insieme al suo collega Arnold morto da tempo. In questo parco, le narrazioni ideate dal dottor Ford e dal suo staff prendono vita, come gli androidi che lo abitano (chiamati residenti), in convivenza con gli esseri umani che vengono nel parco (chiamati ospiti) per dar sfogo al proprio io, che viene anche tentato dalla violenza e dal sesso sui residenti liberamente concessi e business principale di Westworld. In realtà, dietro questo business, si nascondono verità molto profonde ed inquietanti.




Da subito, i principali personaggi che destano grande sospetto sono Il Dott.Ford e "l'uomo in nero" interpretato da Ed Harris: un ospite crudele che da anni frequenta il parco per arrivare al livello più profondo del gioco rappresentato da un labirinto. Proprio questo misterioso ed enigmatico labirinto, elemento costante della narrazione, sarà il fulcro di tutti i segreti che verranno a galla e che porteranno sempre più ad una classica rivoluzione degli androidi contro gli umani. Eppure, in questa serie c'è molto altro...







 

COSCIENZA E MEMORIA

Gli androidi differiscono dai classici robot americani e, anche se la filosofia che li circonda ricorda un po' quella di Blade Runner (e delle opere bibliografiche da cui è tratto), alla fin fine la coscienza che acquisiscono i robot in questa serie è assai innovativa. Essa parte da una memoria fasulla impiantata dai creatori (visti come degli dei nei loro sogni) e aggiornata di volta in volta con nuovi elementi. Questa memoria, per esistere e per dar vita alla base della mente robotica, ha bisogno di un antefatto. Per esempio, come vedremo nell'opera, alcuni antefatti degli androidi sono la perdita di un parente fasullo o comunque un trauma molto forte. Eppure, il termine fasullo perde la sua potenza, specie se per gli androidi questo dolore è così forte e ripetuto da causare delle ricordanze molto forti. Queste ricordanze, di cui si parlerà molto negli episodi, sono un elemento fondamentale per l'acquisizione della coscienza nei residenti. Il residente che più di tutti, grazie all'aiuto di Arnold (il collega del Dott. Ford morto che però in qualche modo ha lasciato un segno nei suoi androidi) riuscirà a prendere il controllo e ad avere una coscienza di se stesso tramite un percorso progressivo negli anni sarà proprio la bellissima Dolores.


 

COSA NON CONVINCE?

Eppure, anche se volessi considerarmi spettatore non esigente, non nego di essermi imbattuto in dei punti che non mi hanno colpito in positivo.

Le scene d'azione nel parco le ho trovate, in generale, poco coinvolgenti rispetto al clima che invece si respirava al di fuori di esso, cioè nel laboratorio generale. Che senso ha mostrare tutte quelle scene d'azione se sai già che gli ospiti non possono essere uccisi o feriti da residenti (o almeno per il 99% della stagione il teatrino è questo)? Inoltre, alcuni residenti le cui storie potevano sembrare più interessanti se ben sviluppate (in particolare quelle dei personaggi interpretati dai bravi ma inutili James Marsden e Rodrigo Santoro) lasciano lo spettacolo a favore di altri personaggi che prendono di più la scena. Oltre a questo, la ripetitività delle storie, seppur presentate sempre con minimi cambiamenti, alla lunga stanca e lo stesso parco perde la sua attrazione. Il binomio fantascienza-western è sì ben gestito, ma al contempo la parte di "fantasia" sembra essere molto più interessante delle scene nel parco. I veri momenti epici arriveranno alla fine, quando le vicende del parco e quelle del laboratorio si fonderanno, squarciando quel portale dello spazio-tempo e facendo sempre più sentire lo spettatore un piccolo uomo in un universo parallelo apparentemente statico, ma man mano sempre più confuso.


 

Questa confusione è delineata dall'uso di flashback che, però, allo spettatore risultano essere tali solo alla fine. In realtà, neanche alla fine capiremo mai su quale linea temporale si collochi effettivamente Westworld e questo è anche il suo punto di maggior forza: non è collocato in un'epoca né in un vero e proprio futuro distopico, bensì in un universo alternativo.

La morale della favola è che mi sento di consigliare l'opera, perché apre nuove spunti sul mondo televisivo/cinematografico degli androidi e, soprattutto, contiene delle analisi anche sull'essere umano e sulla sua mente. Sembra esserci spazio per una spiritualità nel mondo, non tanto per quanto riguarda gli uomini, ma per quanto riguarda i loro figli: i residenti. Essi sono i veri protagonisti dell'opera, l'attrazione del parco è anche l'attrazione della serie, via via gli spettatori si sentiranno sempre più vicini a loro, piuttosto che agli uomini che li maltrattano o che li hanno creati (nonostante questo l'immedesimazione con gli ospiti, per quanto inquietante, è abbastanza ricorrente).

L'uomo come creatore di vita, cioè come Dio (per i residenti) apre a riflessioni che potete facilmente immaginare.

Alcuni scelgono di vedere la bruttezza, in questo mondo. Il caos. Io ho scelto di vedere la bellezza. Ho scelto di credere che i nostri giorni abbiano un ordine, uno scopo. Mi piace ricordare quello che mio padre mi disse una volta: prima o poi, siamo tutti nuovi in questo mondo. I nuovi cercano le nostre stesse cose. Un posto dove essere liberi, dove realizzare i propri sogni. Un luogo con infinite possibilità. (Dolores)

P.S. Aspettando la seconda stagione prevista per il 2018, allego la fantastica sigla iniziale di ogni episodio; è nella mia testa...


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