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"Vita da Moise Kean", quando bruciare le tappe diventa un hobby

Per un ragazzino di 17 anni non è mai facile attirare le attenzioni del grande pubblico, soprattutto se pratica lo sport del calcio e di mestiere fa l'attaccante. Ma, tra questi, c'è chi riesce a distinguersi. Perché, quando il talento c'è, è impossibile non notarlo. Qualcuno direbbe "vita da predestinato", affibbiando quel marchio che per molti calciatori è stato un peso enorme da reggere durante la loro intera carriera. Ma in questo caso è lecito pronunciare "vita da Moise Kean".

 

I PRIMI ANNI - Ma prima facciamo un passo indietro. Moise Bioty Kean nasce a Vercelli il 28 febbraio 2000 da genitori ivoriani. Fin dall'infanzia il pallone è il suo migliore amico e muove i primi passi da calciatore tra le fila delle squadre di calcio locali. La prima svolta fondamentale arriverà di lì a poco, quando Renato Biasi, accortosi dell'enorme potenziale del bambino, lo lega al Torino all'età di 10 anni.

Eh già, sono stati proprio i Granata ad aprire le porte del mondo del calcio a Moise, che nel frattempo emergeva anche giocando con i ragazzini più grandi di lui. Così ha attirato le attenzioni di un'altra società torinese, la Juventus. E quando arriva la chiamata dei bianconeri, l'attaccante non ci pensa due volte prima di legarsi ai cugini, che tra l'altro lo avevano già visionato in passato.

 

TAPPE BRUCIATE - Ed è proprio con la nuova maglia che Kean impiega e migliora tutte le sue qualità, poiché la prima stagione con i Giovanissimi Nazionali, nonostante la sua sotto-età, è a dir poco eccezionale: così l'anno successivo esordisce anche con gli Allievi dove metterà a referto 14 gol in 15 presenze. Ma non finisce qui. La consacrazione nella nuova categoria è imminente e Moise trascina i suoi compagni di squadra con 24 gol in 25 presenze che gli varranno le prime convocazioni (ed il primo gol) con la Primavera bianconera. Dunque in pochissimo tempo si è ritrovato catapultato in una realtà che in pochi, alla sua età, possono permettersi. E pensare che il bello sarebbe dovuto ancora arrivare...

 

L'ESORDIO TRA I GRANDI - Giocate pazzesche e numeri mirabolanti: è con questo curriculum che il giovane attaccante si pone alle attenzioni di Massimiliano Allegri che, un po' per necessità, un po' per premiare il suo rendimento, lo convoca in prima squadra, insieme ai giocatori con cui fino a quel momento era riuscito soltanto ad allenarsi. E qualche mese più tardi, precisamente il 19 novembre 2016, il tecnico livornese lo fa esordire proiettandolo nella storia: di fatto, è il primo giocatore nato in questo millennio ad esordire in Serie A.

 

GENIO E SREGOLATEZZA - Tuttavia c'è un aspetto che il ragazzino di Vercelli deve imparare a contenere. In più di un'occasione, Kean ha dimostrato di avere un comportamento esuberante e talvolta sopra le righe, ricordando sotto certi aspetti Mario Balotelli. In molti, infatti, lo paragonano proprio all'ex giocatore dell'Inter, non solo per la condotta, ma anche per alcune sue caratteristiche fisiche (tra l'altro i loro interessi sono curati dallo stesso procuratore, Mino Raiola). Proprio come Super Mario ha un enorme potere fisico, che gli permette di avere la meglio sui difensori avversari; a ciò unisce un'ottima tecnica, per cui riesce a svariare facilmente su tutto il fronte offensivo, oltre a poter svolgere con buoni risultati il ruolo di seconda punta:

può essere considerato a tutti gli effetti una punta completa.

 

E proprio queste sue caratteristiche lo hanno aiutato, sabato scorso, a segnare il suo primo gol in Serie A. Perché nonostante i soli 17 minuti giocati nel massimo campionato italiano, nelle battute finali del match contro il Bologna ha segnato la rete che ha portato la Juventus alla vittoria. Gioia ed incredulità hanno solcato i volti dei suoi compagni di squadra, mentre lui, imperioso, è andato a festeggiare sotto la curva che ospitava i tifosi bianconeri: insomma, l'atteggiamento di chi ha la consapevolezza dei propri mezzi.

E così non si può che guardare al futuro con tanto ottimismo. Il tempo ed il talento sono dalla sua parte: spetterà soltanto a lui consacrarsi definitivamente tra i professionisti di questo sport.


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