Nel 1998 (in America) uscì un film...un film di cui vorrei parlarvi...
Si tratta de "Il Grande Lebowski" e fu realizzato dai fratelli Coen. Più che un semplice film, quest'opera si presenta come un mondo nuovo architettato dai Coen, un mondo nel quale i "perdenti" della società diventano eroi e la frivolezza delle loro azioni quotidiane diviene epicità.
TRAMA
La quotidianità del drugo (come ama farsi chiamare Jeffrey Lebowski, protagonista dell'opera interpretato dallo strepitoso Jeff Bridges) è, però, stravolta da alcuni scagnozzi di un noto pornografo che "pisciano sul suo bel tappeto" (cit.)
scambiando il drugo per un omonimo miliardario (o presunto tale) disabile, la cui moglie deve soldi a mezzo mondo (incluso Jackie Treehorn, il pornografo in questione). L'amico di Jeffrey, Walter, lo convince così ad andare dal miliardario Lebowski per chiedere un tappeto in cambio dei danni causati dagli scagnozzi di Treehorn. La risposta del Lebowski miliardario, tuttavia, è negativa e così, come suo solito fare, il drugo lo manda a quel paese e riesce ad ingannare abilmente il maggiordomo (interpretato dal grande Philip Seymour Hoffman) e a prendersi uno dei tappeti del riccone.
Il drugo sarà richiamato da Lebowski che decide, nonostante l'episodio, di affidargli un importante incarico: portare a casa sua moglie rapita, facendo da corriere per la consegna del riscatto ai rapitori. Da qui, inizia l'epopea del drugo e dei suoi amici Walter (John Goodman) e Donnie (Steve Buscemi), che si ritrovano catapultati in un mucchio di peripezie in scene cult dal tono grottesco e, a tratti, satirico.
IL DRUGO
Il drugo non è certo l'unico personaggio geniale partorito dalla penna dei Coen, ma certamente è il più amato e surreale.
Basti pensare che sulla filosofia che lo circonda è nata una religione, il dudeismo (da Dude, il corrispettivo inglese di "drugo") che vanta centinaia di migliaia di praticanti. I valori di questa religione fanno capire anche quelli del drugo. Esaltare le piccole cose della vita; stare lontani dagli stress del lavoro; smitizzare il dio denaro e "prenderla come viene" (magari bevendo un White Russian o giocando a bowling) sono solo alcuni dei principi fondamentali del drugo e del suo mondo. Tuttavia, dire che il drugo è un personaggio sui generis è vero solo a metà. Egli, infatti, vive di molti cliché dell'hippie sessantottino, per cui, dire che abbia un suo proprio genere che lo rende atipico, vuol dire sì, considerarlo un personaggio avulso dagli altri, ma al contempo significa ammettere che è SOLO un personaggio e niente più. Più che un personaggio, direi che "The Dude" è un uomo che buca lo schermo, per entrare nel cuore di ognuno di noi, diventando..."non dirò un eroe, perché cos'è un eroe?" (cit.) ma diventando sicuramente un'icona. Icona, però, che vuole prescindere da una base culturale soggiacente...egli è icona di che? Icona di sé stesso. Questo è il motivo per cui non ci sarà mai una pellicola come questa, perché si tratta di un mondo a parte che vive su sé stesso, esattamente come il drugo.
CONSIDERAZIONI FINALI
Questo mondo, però, non manca di richiami alla nostra realtà effettiva (e non solo per quanto riguarda gli hippie), rappresentando esso alcuni cliché come "lo sceriffo fascista" (di kubrickiana memoria) e "La guerra in Vietnam" (rappresentata dal reduce Walter, uno che con la testa è rimasto lì...uno dei personaggi più incredibili e pazzi di questo film, a cui, probabilmente, non basterebbe dedicare un intero articolo). Ciò che caratterizza tutta l'opera e che, però, unisce tutti, è il sorriso. Non si può non ridere dinnanzi alle follie di Walter (John Goodman in questo film, come già detto, è fantastico); dinnanzi al menefreghismo del drugo anche nelle situazioni più di merda; dinnanzi alla bravura di Buscemi nell'interpretare Donnie, personaggio puntualmente zittito con un "chiudi quella fogna Donnie" (cit.) da parte di Walter.
Alla fine, un lutto nel finale (evito spoiler) rende dolceamara tutta la visione del film e l'uomo misterioso, il cui incipit all'opera è simile all'incipit del mio articolo, ci ricorda che, alla fine, è solo una storia...una storia che, in quanto tale, è solo un'illusione. E forse, più di tutto, è proprio questa la forza di questo film: ci fa vivere l'illusione che tutto si possa risolvere con una partita a bowling e un White Russian.