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TRA 50 ANNI SAREMO TUTTI ENTOMOFAGI

Alcuni studi sentenziano che a 50 anni da oggi sulle tavole di tutto il mondo, al posto di carni bovine, ovine o suine, campeggeranno coleotteri, epidotteri, imenotteri, insetti insomma, che probabilmente costituiranno la maggior fonte di nutrimento per gli esseri umani. La dieta Entomofaga, nonostante abbia una "nicchia" di mercato, almeno qui in Europa (Belgio e Olanda), in Oriente è abbondantemente adottata da gran parte della popolazione, e per una questione culturale e per una questione nutrizionale. Dalle cavallette alle mosche soldato, passando per la farina delle tarme del grano, tantissimi sono i prodotti a base di insetti in commercio in tutta l'Asia e che stanno viaggiando verso l'Europa, attraverso la vecchia Via della Seta. L'alto livello nutrizionale, proteine e grassi su gli altri nutrienti, fanno si che in prospettiva gli insetti possano costituire l'80% della dieta umana, attualmente vengono preparati in diverse "salse" e sono consumati su larga scala, e il mercato è favorito dalla sostenibilità dell'allevamento di questi "animali" i quali massimizzano l'assimilazione dei mangimi, e abbattono i costi se confrontati con carni bovine ad esempio o prodotti ittici di allevamento, a parità di peso. Nonostante l'allevamento intensivo di queste specie, alle analisi di alcuni ricercatori sono venute alla luce diversi interrogativi, uno su tutti quello riguardante gli antibiotici, che possono essere somministrati agli sciami che possono essere letteralmente annientati da specifici agenti patogeni. Aldilà della questione nutritiva, che non è contestabile in quanto carta canta e i valori danno gli insetti come alimenti ad alto contenuto nutrizionale e dalle ottime proprietà nutritive, abbiamo la questione etico-culturale che si presenterebbe nel momento in cui si ipotizzasse un'immissione massiccia e invasiva del prodotto sul mercato occidentale, prettamente Europeo, e solleverebbe un problema di tipo amministrativo inerente alla regolamentazione delle norme sull'importazione, sulla salubrità e sull'analisi dei prodotti in primis; seguirebbe poi il completo rifiuto automatico da parte dei consumatori che non concepirebbero, se non in infima parte, questo epocale cambiamento. La sola parola insetto, all'interno di quello che si prospetta essere un prodotto che finisca sulle tavole di un italiano, come di uno spagnolo, piuttosto che un francese o un greco, farebbe rabbrividire anche il più coraggioso dei palati; basterebbe un'informazione mirata atta a sensibilizzare tutti i consumatori sui dubbi più comuni riguardo l'argomento: Il fatto che gli insetti sarebbero di allevamento intensivo, quindi per niente soggetti al veicolo di qualsivoglia tipologia di patologia, virus o agenti patogeni (Nocivi all'uomo);

Il fatto che un quantitativo poco cospicuo di Esapodi, siano un validissimo sostituto a una più comune bistecca; O molto più semplicemente al fatto che le risorse a nostra disposizione scarseggiano e che biosogna attingere allo spirito di adattamento per poter continuare a vivere, certo ci vorranno anni prima che i terreni coltivabili diminuiscano e che gli animali comincino a decimarisi o che la popolazione umana aumenti al punto tale da esasperare la domanda riguardante i beni primari di sostentamento che sovrasterebbe un'offerta messa alle stretta da un incosciente sfruttamente sino all'osso di ciò che il pianeta terra offre. A oggi, l'invito a fare un esame di coscienza collettivo va fatto e accolto soprattutto, in modo da avere le idee più chiare su quella che da oggi a 50 anni(o giù di lì) potrebbe rappresentare la classe di alimenti più consumata al mondo.


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