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Il modello dell’Embodied cognition

L’Embodied Cognitive Science (letteralmente “Scienza Cognitiva Incorporata”) è un campo interdisciplinare di ricerca il cui obiettivo è quello di spiegare i meccanismi alla base del comportamento intelligente. Secondo tale teoria la conoscenza è, per sua stessa natura, “situata” ed “incarnata”, ovvero è tale proprio in quanto nasce in un luogo dato all’interno di un determinato corpo. La conoscenza, in altre parole, si sviluppa da un legame tra esterno ed interno, per il tramite di un corpo: essa, in sostanza, scaturisce dall’interazione tra ambiente, percezione e azione. Ciò significa che le esperienze lasciano delle tracce non necessariamente coscienti che richiamano in noi emozioni e sentimenti, con connotazioni negative o positive. Damasio chiama queste tracce “marcatori somatici” perché riguardano i vissuti corporei, in cui il termine marcatore sottolinea, appunto, l’idea che quel particolare stato corporeo costituisce una sorta di contrassegno, o etichetta. Lo stretto legame esistente tra l’apparato della relazionalità e quello posto alla base delle emozioni e dei sentimenti, viene confermato, secondo Damasio, anche dalla pratica neurologica. A riprova di ciò, egli riporta il caso di pazienti con danni nella regione prefrontale che, avendo perduto le capacità di provare alcune altre facoltà cognitive superiori (attenzione, memoria, intelligenza), di fatto manifestavano incapacità di decidere, di esistere e di stare al mondo con gli altri. (A.Damasio, L’errore di Cartesio, Adelphi, Milano, 1995) Tali evidenze cliniche rompono nettamente con una tradizione cognitivista che vuole la mente ben distinta dal corpo e restituiscono alla coscienza stessa i requisiti biologici indispensabili per farne un oggetto di studio scientifico. A tale riguardo, i teorici dell’embodiment postulano l’esistenza di un sistema simulativo (la simulazione incarnata) che fa sì che nell’osservatore vengano generate delle rappresentazioni interne degli stati corporei associati a quelle stesse azioni e sensazioni: come se l’osservatore stesse compiendo un’azione simile o stesse provando una simile sensazione. Ritenendo che non esista cognizione umana che non sia radicata nell’esperienza corporea, dalla teoria dell’embodied cognition discende un importante corollario: se lo sviluppo delle capacità cognitive umane è fortemente ancorato all’esperienza corporea allora se ne deduce che un’attenzione educativa alla corporeità può essere utilmente impiegata nello sviluppo delle competenze conoscitive e di apprendimento. In una prospettiva attuale ed emergenziale, il gioco rappresenta non soltanto un mezzo per favorire la crescita ma anche un dispositivo di contenimento per normalizzare relazioni educative critiche e disfunzionali, in quanto il gioco rappresenta un ottimo amplificatore della relazione di cura educativa quale fattore di benessere e anche di prevenzione del rischio sociale. Attività ludiche di tipo motorio come il gioco-sport divengono poi particolarmente efficaci per potenziare nei soggetti fattori psico-socio-cognitivi quali: la resilienza piuttosto che il senso di autoefficacia o le strategie di coping, sia di natura emotiva e relazionale, come la capacità empatica e di comunicazione delle emozioni. Fonte: M.L. Iavarone, Abitare la corporeità, Franco Angeli, Napoli, 2010


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