Tecnologia: tra filosofia e realtà Citando Pierre Levy “Il virtuale è una modalità dell'essere. Non è il falso o l'illusorio.” Questo perché nel virtuale siamo immersi, fa parte di noi e a volte è dentro di noi. Nello smartphone, ad esempio, non viene trasportata solo la voce, ma anche un pensiero, un cuore e dei sogni condivisi. Il virtuale (dal latino virtualis che viene da virtus = forza, potenza) non è una categoria che si oppone al reale. Il virtuale è un nodo problematico, perché ha dentro di sé tutte la potenzialità da cui può scaturire l'essere in una sua entità specifica. Un’immagine dal sapore aristotelico che possiamo utilizzare per semplificare quanto detto è il seme che si attualizza nella pianta, anche se non si esaurisce in essa. Ciò per dire che l’albero è virtualmente contenuto nel seme, che viene dapprima definito “potenza” (stato primordiale dell’esistere) e poi “atto” (stato dell’essere allo stato puro). Se si vuole considerare la storia dei sistemi operativi, le loro funzionalità, e le loro mutazioni, comprendiamo che tutto sta andando nella direzione che ha anticipato il filosofo sopracitato. Android, in tal senso, non si pone come sistema operativo, bensì si palesa come filosofia di vita, che fa del proprio nucleo fondante il miglioramento. Ed è in questo versante che noi paragoniamo l’operating system di Google, ad un seme, che anno dopo anno, si trasforma in albero, a cui possiamo associare infinite funzioni in base al numero e alla forza dei suoi rami.
Tutti i sistemi operativi (ma specialmente Android) hanno trasformato l'esperienza quotidiana delle persone: il modo di agire, personalizzare, comunicare, lavorare. Il virtuale e la tecnologia si rendono, anno dopo anno, sempre più piccole (Cosi come Gesù si fece pargolo per noi) e personalizzabili; in quest’ultima parola potremo dire tanto, come un fiume in piena, basti solo considerare che Google ha finanziato ricerche e studi per lo sviluppo di dispositivi Braille, o le interminabili opzioni nell’area accessibilità di ogni smartphone per adattare i diversi contenuti visivi alle diverse patologie di differenti soggetti. Tutto ciò perché “All is connected, and connection is power”; l’epoca della digitalizzazione è ormai arrivata, e non ci si può più tirare indietro. Film come Star Trek, Star Wars, Ritorno al futuro, ci hanno mostrato una realtà futura che per i nostri padri era improponibile, ma che oggi, è realtà, o quasi. La tecnologia, cosi come Android, non è la risposta ad ogni problema, ma quest’ultimo, può trovare una valida soluzione all’interno di tutti quelli che sono i sistemi software e hardware che esistono e che esisteranno. È necessario però proporre un uso di tali sistemi consapevole; non tanto per la forza di cui si dispone, ma del grado di assuefazione che possono comportare alle nostre menti; proponete ad un adolescente una settimana senza social, e vediamo come reagirà. “Usare” e non “abusare”; questo è il motto che va proposto. Tutti hanno il diritto di accedere a queste innovazioni; perché il vero miglioramento, è tale, solo se è disponibile per tutti, altrimenti questo non è altro che un ulteriore strumenti di stratificazione sociale utili al solo sviluppo di un certo dispotismo metacognitivo, in cui i potenti plagiano le persone mediante l’ausilio delle tecnologie, ed in tal senso, non saremmo cosi lontani dalla società capitalista Marxiana, in cui l’alienazione è il perno principale per lo sfruttamento è il sopruso degli individui . Non ci resta quindi che attendere, immaginare, e sviluppare; perché le nostre idee di oggi, saranno la realtà del domani.